Rossovermiglio: un colore
magnifico, che fa pensare a una rosa scarlatta, a una stoffa preziosa, a un
dipinto antico. Ma il colore è quello di un vino rosso, un vino pregiato che la
protagonista del romanzo – di cui non viene mai detto il nome – produce nella
sua tenuta in Toscana, nella regione suggestiva ed intatta del Chianti. In
questa tenuta la donna si è rifugiata per sfuggire al mondo aristocratico e
chiuso di Torino e per liberarsi di un marito che le è stato imposto dalle
convenzioni della famiglia. Qui vive il suo unico intenso amore, per il
misterioso Trott, che a un certo punto, apparentemente senza ragione, scompare.
Solo alla fine del libro scopriremo la verità su questa vicenda e su molto
altro della vita di questa ragazza ribelle, divenuta ormai una vecchia,
indomita signora ottantenne.
Il romanzo intreccia narrativamente tre
piani temporali: gli anni Trenta a Torino, che corrispondono all’infanzia e
alla giovinezza della narratrice; i giorni del Dopoguerra in cui si sta
svolgendo il referendum fra monarchia e repubblica – e sono i giorni in cui
Trott scompare -; il presente, in cui la vicenda trova le sue spiegazioni e le
sue sorprendenti rivelazioni. Il linguaggio del libro è evocativo e pieno di
suggestione: il paesaggio toscano, che la protagonista attraversa a cavallo,
cattura pittoresco e selvaggio la fantasia del lettore, e l’intreccio continuo
di tempi, luoghi, situazioni e personaggi rende avvincente la lettura, che non
si riesce a interrompere.
Il senso più profondo del romanzo sta nel
contrasto fra apparenza e realtà: le cose non sono mai del tutto come noi
crediamo siano, ci suggerisce la scrittrice; e le vicende della nostra vita
acquistano, nello scorrere del tempo, prospettive e significati che mai avremmo
potuto immaginare.
Emiliana Fabbri
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